vaccino covidD: E per il vaccino, invece? Lei crede che concretamente si potrà averne uno nel periodo classico dell’influenza?

R: La vaccinazione è un discorso dirimente rispetto al ritorno a una vita normale. Il vaccino è un farmaco a tutti gli effetti, che ha bisogno di una serie di fasi di sviluppo che portano poi a una sperimentazione su volontari umani. Il virus è stato ampiamente sequenziato: è di qualche giorno fa la pubblicazione di dati su virus isolati in Italia, sembra che sia stabile e questa è un’ottima notizia ai fini dello sviluppo di un vaccino, che però va testato. Ci sono diversi ‘candidati’ che in questo momento vengono studiati e saranno poi utilizzati su volontari umani, ma fin quando non avremo i primi risultati non possiamo dire niente. Voglio tuttavia ricordare che noi ad oggi ancora non riusciamo ad avere un vaccino per il virus Hiv responsabile dell’Aids, perché è un virus estremamente instabile, o per la malaria, che nei Paesi in via di sviluppo fa ancora moltissimi morti. È ancora tutto in fase di definizione, ci sono buone prospettive, ma prima di fine anno non avremo notizie certe rispetto a una capacità immunogena del vaccino e alla comparsa di anticorpi neutralizzanti. Dobbiamo essere certi della sua efficacia e sicurezza prima di somministrarlo su larghissima scala, stiamo parlando di milioni di dosi.

D: In Toscana i positivi al coronavirus che stanno trascorrendo la quarantena in casa saranno invitati a trasferirsi in specifici alberghi dedicati alla cura del Covid-19, in cui le Asl dovranno garantire ogni giorno almeno una visita di medici e infermieri. E se gli alberghi fossero utilizzati in tal senso anche in Molise, magari per i sanitari, troppo spesso veicolo di contagio? Si darebbe anche una mano alle strutture ricettive, che diventerebbero in tal modo un costo del sistema sanitario. Cosa ne pensa?

R: La questione l’abbiamo affrontata, cercando di capire quanto personale sanitario avrebbe voluto alloggiare in una residenza diversa dalla propria, soprattutto per eventuali positivi che devono stare a casa con i loro familiari. Una delle valutazioni da fare prima di individuare l’albergo come una necessità assoluta è per esempio la grandezza della casa in cui si convive: noi sappiamo per certo che il rischio dei familiari conviventi con un soggetto positivo è estremamente più alto del rischio di tutta la popolazione di acquisire l’infezione. Se però la casa è grande, c’è la possibilità di avere servizi igienici separati, se aumentano le attenzioni rispetto all’igiene domestica e quindi all’utilizzo di disinfettanti come la comunissima candeggina diluita con acqua in maniera appropriata, controlliamo questo pericolo e abbassiamo il rischio di trasmissioni. Ma se dovessero sorgere problematiche particolari, l’utilizzo di eventuali strutture alberghiere è un’opzione che è stata presa in considerazione e che assolutamente può essere valida, all’occorrenza.

D: Sul picco dei contagi si sono sentite date differenti, giorno dopo giorno. Ma una data presumibile di un lento ritorno alla normalità, in Molise, visti i numeri, quando crede possa essere immaginata?

grafico tamponiR: Il limite del Molise è che, avendo numeri piccoli, rende difficilmente applicabili una serie di formule matematiche, di algoritmi, che poi possano consentire di stimare il picco. Si badi, sono tutte stime, non c’è nessuna certezza. In posti piccoli come il Molise basta che parta un cluster epidemico in una casa di riposo che fa 30-40 infetti per stravolgere tutto. Anche noi abbiamo provato a valutare con dei modelli per capire com’è l’andamento, ma devo dire che ci sono difficoltà. Posso però dire che il numero di infezioni si sta cumulando, ma i tempi di raddoppio stanno sicuramente rallentando e la curva è meno inclinata di quanto fosse 10-15 giorni fa. Il picco vero, ben chiaro, probabilmente non lo vediamo ancora nemmeno nel Nord Italia, eppure è stato più volte annunciato, quindi sarà ancora più difficile prevederlo in Molise. L’andamento qui è molto molto irregolare, con dei picchi che sono corrispondenti ai cluster epidemici registrati nelle case di riposo e alla Neuromed. Se andiamo a guardare la percentuale di decessi sul totale dei casi diagnosticati per regione, siamo tuttavia al terzultimo posto, prima di Basilicata e Umbria, dunque la letalità del Molise è bassissima, con un numero di decessi inferiore di molto (5,8 per cento) alla percentuale nazionale (12,7). A naso, possiamo dire che una volta che si è stabilizzata la situazione nel Nord Italia, nel giro di un paio di settimane dovremmo avere stabilizzato anche quella qui da noi, ma questo potrebbe anche avvenire prima. Quello che è importante è continuare ad adottare le precauzioni che sono state indicate: il distanziamento sociale, l’igiene delle mani, l’evitare gli assembramenti, l’entrare nei negozi in poche persone, in modo tale da tornare a un situazione controllabile. Questo non significherà che noi avremo sconfitto il virus, ma che potremo tornare a fare alcune cose. Non potremo tornare a stare tutti insieme, a fare grandi assembramenti nei ristoranti, nei pub, nei cinema e così via: bisognerà continuare a prestare attenzione, perché è probabile, anzi quasi certo, che qui e lì possano ripartire dei nuovi focolai essendo il virus non ancora debellato. Importante sarà individuare velocemente questi focolai, migliorare le attività di sorveglianza del Dipartimento di prevenzione che negli ultimi dieci anni è stato letteralmente massacrato in termini di attività, personale, finanziamenti. Una volta individuato il focolaio con una sorveglianza attiva e molto stretta, che potrebbe essere anche una sorveglianza sindromica, toccherà avviare immediatamente un’indagine epidemiologica in modo tale da identificare velocemente i contatti, porli in isolamento e non tonare al lockdown che abbiamo subito in queste ultime settimane.

grafico decessiD: Sulla base dei dati dei contagi di ritorno in alcuni Paesi, Cina in primis, non sembra da escludere la necessità di dover imparare a vivere con quarantene a intervalli, del tipo due mesi chiusi, un mese aperti. È una prospettiva che potrebbe accadere anche in Italia?

R: Potrebbe, ma non dobbiamo farlo accadere, prestando tutte le dovute attenzioni. Se manteniamo una distanza sociale di almeno un metro, ma anche 2 visto che gli studi fatti in precedenza sulla Sars parlavano di sei piedi, si riduce fortemente la possibilità di trasmissione del virus da parte di soggetti malati e di acquisizione dello stesso da parte dei soggetti sani. Molto importante è l’igiene delle mani. Se facciamo quello che ci dicono, probabilmente ne usciremo fuori il prima possibile.

D: Il ministro degli Affari Regionali Boccia chiede alla scienza di dare certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema: dalla possibilità che il virus possa essere ripreso in chi è già stato infettato ai test sierologici. Dichiarazioni forti.

R: Certo, dichiarazioni forti, fatte da chi probabilmente dimentica che nella scienza, in particolare in biologia e in medicina, la certezza assoluta non esiste mai, perché c’è sempre una variabilità individuale che poi entra in gioco nella definizione finale di quello che può succedere. Per quanto riguarda il discorso della reinfezione: alcuni casi vengono segnalati in Corea del Sud e questo potrebbe stare a significare una serie di cose, al momento, che vanno studiate. Ripeto: se noi avessimo già avuto la medicina miracolosa lo sapremmo senza problemi. Che cosa è potuto succedere? Che le persone perdono l’immunità dopo un po’ di tempo e quindi tornano a rischio di acquisire l’infezione, oppure c’è stato qualche errore precedente nel definire il caso, nel fare la diagnostica necessaria, di cui non sappiamo e che gli specialisti coreani staranno certamente valutando. Di sicuro, se l’immunità al virus non persiste nel tempo, questo potrebbe essere un problema anche per il vaccino.

D: La Fase 2. Lei la vede più difficile della Fase 1, in termini di riorganizzazione del Paese in termini di lavoro, uffici pubblici, mezzi di trasporto, ecc.?

R: Non la vedo più difficile, ma la vedo diversa. È una fase di ripartenza in cui dovremo cambiare radicalmente tutta una serie di cose: prendiamone atto, ma accettiamo i cambiamenti di buon grado perché l’alternativa è restare chiusi in casa. C’è tutta una piccola economia, tipica anche del Molise, che sta agonizzando, perché le aziende a conduzione familiare sono quelle che stanno soffrendo grandemente. Quindi noi dovremo fare una serie di cose importanti, per esempio rivedere il discorso sulle mascherine, che attualmente non hanno molto senso nella comunità tranne in determinate circostanze e condizioni particolari. Probabilmente un domani, in un contesto di utilizzo dei mezzi pubblici qualcosa potrebbe essere rivisto, ma non ci dobbiamo dimenticare che da qui a un mese sarà anche migliorata la capacità di reperire dispositivi di protezione e tutto quanto necessario, circostanza che all’inizio ha rappresentato un vulnus importante soprattutto per gli operatori sanitari. Attualmente invece, utilizzare in maniera ampia le mascherine nella popolazione generale, potrebbe significare sottrarre questi importanti presidi ai sanitari.

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