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Larino e Venafro centri Covid, Iorio cala l’asso: Consiglio spiazzato, la mozione passa

La prima stesura di Fanelli e Facciolla viene approvata all’unanimità su tamponi e potenziamento del servizio prevenzione dell’Asrem. Ma l’emendamento dell’ex governatore e di Mena Calenda costringe la maggioranza a rivedere la programmazione del sistema sanitario, separando le strutture per infetti da coronavirus da quelle che prestino assistenza tradizionale. “La gente ha smesso di curarsi per paura del contagio”. Al Vietri dovranno essere organizzati un reparto di Rianimazione e Malattie infettive; al Santissimo Rosario, al momento, monosintomatici o pazienti in via di dimissioni


CAMPOBASSO. Larino e Venafro ospedali Covid, con priorità al Vietri. Questo l’impegno che il Consiglio regionale, riunito a distanza per la gran parte dei suoi membri – in aula solo pochi esponenti, muniti di mascherina – ha posto in capo al presidente Toma con una mozione votata con 12 voti favorevoli, 2 contrari e 7 astenuti.

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Un documento che ha visto Michele Iorio portare sulla sua linea gran parte della maggioranza e disorientare l’opposizione di Palazzo d’Aimmo grazie a un emendamento (presentato insieme a Mena Calenda) al testo originario. Con il quale si ottiene di programmare l’utilizzo “degli ospedali di Larino e Venafro qualificandoli, oggi, come ospedali Covid, organizzando, prioritariamente a Larino, un reparto di Rianimazione e Malattie infettive (solo successivamente, ed eventualmente, anche a Venafro); mentre Venafro, al momento, dove essere utilizzato per pazienti (o ospiti) Covid mono sintomatici o in via di dimissioni”.

Ma andiamo con ordine. La prima stesura della mozione, infatti, firmata nell’ordine da Facciolla e Fanelli del Pd, cui si erano aggiunti nel centrodestra Iorio, Calenda e Aida Romagnuolo, chiedeva al governatore di impegnare l’Asrem a processare una media di 120 tamponi al giorno, a partire dai sanitari del sistema regionale, per arrivare poi alle case di riposo e ai medici di medina generale, fino a estendere il test a tutte le persone sintomatiche in osservazione. Oltre questa mozione, il capogruppo del Movimento 5 Stelle Andrea Greco ha chiesto di iscriverne una seconda, sempre a tema, in cui, “oltre a procedere a uno screening esteso mediante test diagnostici e tamponi a tutti gli ospiti e operatori delle case di riposo effettivamente operanti in Molise e assicurare la netta separazione dei nosocomi Covid dai no Covid, evitando commistioni anche potenzialmente lesive, fosse definita e dettagliata la cosiddetta fase quattro dell’emergenza prevedendo l’utilizzo prioritario della rete ospedaliera e territoriale pubblica della Regione Molise (ivi comprese le strutture territoriali di Venafro e Larino, oltre che il presidio di area disagiata di Agnone), considerando in via residuale il ricorso ai privati convenzionati”.

Intervenendo in merito al documento del Pd che lo vedeva tra i firmatari, Iorio ha invece spostato il tiro sull’organizzazione del sistema sanitario in una prospettiva di medio-lungo termine, visto l’ormai scontato protrarsi dell’emergenza coronavirus per mesi e mesi. Un discorso, ha precisato, “da medico più che da politico”, perché una regione che è in difficoltà “deve saper organizzarsi. E bisogna pensare non solo all’emergenza, ma anche alle altre patologie”. La prima fase vissuta, secondo l’ex presidente della Regione, è stata contraddistinta dal “vorrei ma non posso”.

Di qui la considerazione: per impedire che la gente, per paura, non vada più a curarsi negli ospedali per patologie preesistenti di qualsiasi altra natura, “non può più coesistere un reparto Covid in un ospedale Dea di II livello (il Cardarelli, ndr) in cui le attività chirurgiche e mediche urgenti non possono essere disposte proprio a causa del Covid”. Un no forte e chiaro al modello di ospedale ‘misto’, sulla falsariga delle dichiarazioni rilasciate ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza. Di fronte all’improvviso calo dei ricoveri ‘naturali’ citato da Iorio, “con la gente che ha smesso di curarsi per non prendere infezioni”, è necessario, in tempi brevissimi, fare interventi strutturali per l’emergenza Covid. Di qui la proposta: sfruttare gli ospedali non utilizzati di Larino e Venafro. “Larino è nelle condizioni di rispondere anche alla Rianimazione e con una spesa minima – ha detto l’ex presidente, visto che al Vietri da anni e anni sono disponibili i macchinari per la Terapia intensiva, ma non sono mai entrati in funzione, mentre tre volte a settimana è regolarmente in uso la camera iperbarica – In futuro, invece, potrebbe diventare un ospedale specializzato per le malattie infettive, sulla falsariga dello Spallanzani di Roma”. Un’ipotesi sicuramente suggestiva, che darebbe un senso alla riapertura del Vietri negli anni, ammesso che la politica scelga di andare davvero in questa direzione. “Sulla destinazione finale di Larino, in futuro, potrà tornare anche un ospedale normale. Ma io credo – ha concluso Iorio – che si possa far nascere un centro specializzato anche in termini di ricerca”.

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Pasquale

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