Coronavirus, stop al turismo sessuale a Bangkok: 300mila prostitute senza lavoro, danni per milioni di dollari

Stando ad Empower Foundation, un gruppo di sostegno per le lavoratrici del sesso thailandesi, i locali di intrattenimento – molti dei quali lucrano sulle donne e sui loro corpi – guadagnano circa 6,4 miliardi l’anno

C’è timore per le strade del quartiere a luci rosse di Bangkok, dove le luci dei locali sono spente da giorni. Un timore che non dipende solo dalla paura di ammalarsi per il coronavirus, ma anche e soprattutto dal dubbio di non riuscire a sopravvivere alla crisi. In Thailandia infatti le lavoratrici del sesso, operando in un settore tollerato ma non riconosciuto a livello formale, potrebbero venire escluse dal piano di emergenza approntato dal governo per fronteggiare la crisi economica, che prevede un contributo di 5.000 baht (circa 150 dollari) per milioni di nuovi disoccupati nei prossimi tre mesi.

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Le ordinanze di chiusura dei locali hanno costretto infatti night club, saloni massaggi e bar a fermarsi, e lo stop al turismo ha lasciato senza lavoro circa 300mila lavoratrici del sesso. Coprifuoco tutti i giorni dalle 22 alle 4 del mattino, con possibilità di estenderlo all’intera giornata se la misura non fosse sufficiente a contenere i contagi. La maggior parte delle ragazze ha quindi scelto di tornare a casa in attesa che finisca l’emergenza. Altre sono però costrette dalle difficoltà economiche a lavorare in strada, dove il rischio di contagio è molto maggiore.

“Ho paura del virus, ma devo trovare dei clienti per poter mangiare e pagare la mia stanza in albergo”, ha raccontato ad Afp Pim, una prostituta transgender di 32 anni, aggiungendo di non avere clienti ormai da dieci giorni.

Anche Alice, una sua amica trans, è stata costretta a lavorare per strada. “Guadagnavo bene, dai 300 ai 600 dollari a settimana – ha detto sempre ad Afp – ma da quando hanno chiuso tutto a causa del virus le mie entrate sono state azzerate. Dobbiamo lavorare perché siamo povere, se non paghiamo l’albergo ci butterà fuori. “Credo che il governo sia stato davvero lento – sottolinea – non si preoccupano delle persone come noi che lavorano nell’industria del sesso. Abbiamo più paura di non avere niente da mangiare che del virus“.

Le donne in Thailandia sono quelle che soffrono di più per le misure contro il virus. Molte sono madri e sono costrette a prostituirsi per mancanza di opportunità o per i bassi salari dei laureati. Stando ad Empower Foundation, un gruppo di sostegno per le lavoratrici del sesso thailandesi, i locali di intrattenimento – molti dei quali lucrano sulle donne e sui loro corpi, in qualche forma – guadagnano circa 6,4 miliardi di dollari all’anno. Il gruppo ha scritto una lettera aperta al governo per esortarlo a “trovare un modo per fornire assistenza a tutti i lavoratori che hanno perso i loro guadagni”.

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