Visto il crescente numero di non residenti che si recano a passeggio nella zona dell’università, il primo cittadino si è visto costretto ad intervenire


PESCHE. Strada blindata tra Isernia e Pesche. Gli atteggiamenti menefreghisti di una parte dei cittadini, in questo periodo di crisi, rischiano di costare cari a tutti vanificando gli sforzi di chi invece si sta sacrificando perché le misure preventive abbiano l’efficacia necessaria. Si è reso così indispensabile un intervento duro e deciso, vista la vera e propria ‘invasione’ di persone dai comuni vicini. Ancora una volta alla ricerca del cavillo legislativo, per dimostrare non si capisce bene cosa, tra l’altro in maniera decisamente irresponsabile e con spregio dei tanti sacrifici effettuati da chi invece resta in casa per aiutare medici e infermieri ormai al collasso.

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Con l’ordinanza n.4 firmata proprio oggi, il sindaco di Pesche Ido De Vincenzi ha infatti rilevato che “nell’ultimo periodo e nell’intero arco della giornata si registra un crescente numero di persone non residenti, che svolgono attività sportive e ludiche o di semplici camminate nell’area attigua alla sede universitaria di Pesche e che spesso non assumono i comportamenti prescritti in occasione dell’attuale emergenza virale”. Viene inoltre sottolineato che “risulta concretamente impossibile per l’unico dipendente dell’ufficio di Polizia locale poter monitorare costantemente ed in via esclusiva l’area interessata al fine di una corretta ed efficace azione di prevenzione sanitaria”. Il primo cittadino ordina così l’interdizione al transito pedonale della strada di collegamento Pesche – sede dell’Università – Isernia, dal tratto che confina con il territorio del capoluogo sino all’incrocio con la strada comunale di via Santa Maria del Bagno. Questo fatto salvo per le esigenze essenziali dei cittadini residenti a Pesche e di coloro che debbano rientrare presso il proprio domicilio, dimostrando comprovate esigenze lavorative, di necessità o di salute in conformità con le disposizioni vigenti emanate per l’emergenza sanitaria Covid-19. Una misura che, forse, non sarebbe stata necessaria se i ‘furbetti’ avessero seguito le regole.

Pietro Ranieri

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