Di scena al Comune di Roccamandolfi il confronto sul tema, organizzato dalla Proloco
di Vincenzo Cimino
Domenica, 15 dicembre, si è tenuto, nella splendida cornice del comune di Roccamandolfi, un interessante dibattito sul nascente parco nazionale del Matese.
L’incontro, organizzato dalla Pro Loco e inserito in un piacevole contesto di iniziative culturali e gastronomiche, ha voluto mettere a confronto, come sottolineato dal presidente Ivan Di marco, pareri opposti sull’istituzione del parco.
I relatori presenti (Gianni Marro, presidente associazione Falco e vice presidente Consulta del Matese; Alessandro Aceto, responsabile giuridico del Pnalm; Giacomo Lombardi, sindaco di Roccamandolfi; Corradino Guacci, presidente Società Italiana per la storia della fauna), hanno illustrato i vantaggi di un parco nazionale e lo “stato dell’arte” di quello in itinere.
Alla relazione è seguito un acceso dibattito, all’esito del quale, tuttavia, i dubbi e i timori espressi dal pubblico non hanno trovato risposte incoraggianti.
In particolare, restano aperti gli interrogativi posti per il Comitato Matese Libero dal Presidente Romeo D’Andrea e dall’avvocato Gabriella Farrace:
1) Se il nostro Matese è già da 20 anni zona protetta (si pensi ai S.I.C., alle Z.P.S., al Parco Regionale del Matese campano), qual è l’esigenza di tutela ambientale che oggi giustifica la creazione del parco nazionale? Perché non ci si è mai preoccupati di mettere “a regime” gli strumenti di protezione ambientale esistenti e a suo tempo istituiti con pari entusiasmo e ottimismo?
2) Quale strategia è stata pensata e concertata da Molise e Campania per evitare il prevedibile stallo e i ritardi ultradecennali – che hanno imbrigliato, e imbrigliano tutt’oggi, la quasi totalità dei parchi nazionali italiani- nella creazione dell’Ente Parco e della sua governance e nella conseguente adozione del Piano per il parco, dei Regolamenti e del Piano per lo sviluppo socio-economico delle realtà territoriali? In che modo Molise e Campania potranno essere in ciò virtuose, se anch’esse dovranno seguire l’iter della vecchia legge quadro del 1991?
3) Quanti comuni dell’area-parco si sono dotati di un registro degli usi civici o hanno apprestato le operazioni di verifica e sistemazione dei terreni gravati da uso civico, in modo da pervenire ad una “Perimetrazione” dell’area-parco consapevole delle esigenze locali?
4) Perché a pochi giorni dalla emanazione del D.P.R. che renderà ufficiale l’istituzione del Parco e immediatamente operative le restrizioni del Disciplinare inviato in bozza dal Ministero, gli Enti Locali interessati non hanno predisposto le opportune osservazioni e modifiche al documento, che, come evidenziato anche da Coldiretti e da altre associazioni, mal si adatta alle nostre realtà e alle esigenze di chi di pascolo e montagna vive?
5) Quale destino, quindi, già nell’immediato, per gli allevatori che a causa delle restrizioni del parco (si pensi al divieto di pascolo nelle zone a protezione integrale; ai più stringenti limiti di densità di bestiame da pascolo nelle varie zone; all’appesantimento dell’iter autorizzativo per lo svolgimento del pascolo e la realizzazione di ricoveri; etc.) vedranno in pratica dimezzare il numero dei loro capi di bestiame? E per le imprese boschive? E per le famiglie che sostengono le loro economie grazie agli usi civici e alla raccolta del tartufo?
La serata si è conclusa con l’impegno del sindaco Lombardi a farsi portavoce presso gli altri sindaci e la Regione di tali perplessità e con l’invito di Marro a collaborare, associazioni e istituzioni, affinché si arrivi ad un disciplinare transitorio condiviso e rispettoso delle esigenze delle varie parti.
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