Si è avvalso della facoltà di non rispondere, durante l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore rallista Mario Testa coinvolto nell’operazione Waterfall della polizia e dalla Guardia di finanza di Frosinone


CAMPOBASSO. Si è avvalso della facoltà di non rispondere il 56enne di Cercemaggiore, Mario Testa, finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione congiunta di polizia e Guardia di finanza di Frosinone, denominata Waterfall, volta a sgominare un’associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, all’intestazione fittizia di beni e alla commissione di reati tributari, oltre ad usura ed estorsione.
Ieri l’interrogatorio di garanzia e l’uomo, noto nel mondo sportivo del rally e in passato pilota, oggi imprenditore nel settore delle forniture di materiale edile, assistito dal legale di fiducia Angelo Piunno di Campobasso, ha scelto di non parlare, fintanto che l’imponente carteggio sulla vicenda non sarà del tutto analizzato dall’avvocato stesso. A quel punto si deciderà anche se ricorrere al Riesame per la revoca o l’attenuazione della misura cautelare. Al 56enne – come precisato dal legale – la Procura non contesta il riciclaggio, bensì fatturazioni per operazioni inesistenti.

Trentuno le persone indagate, tra cui altri due molisani con posizioni più marginali e ancora da chiarire, 7 le ordinanze di custodia cautelare, 25 misure interdittive e sequestri per oltre 1 milione e mezzo di euro.

Ai vertici dell’organizzazione criminale un commercialista ciociaro, imprenditori e legali rappresentanti di società del Centro-Nord Italia che ’gestivano’ varie ‘teste di legno’.
Gli appartenenti al sodalizio, mediante la costituzione di società ‘cartiere’ create ad hoc, producevano fatture false per giustificare ingenti movimentazioni di denaro. Distratte così grosse somme che venivano poi prelevate in contanti presso alcuni uffici postali delle province di Frosinone e Roma, per rientrare nella disponibilità dei soggetti coinvolti attraverso appositi corrieri.
Le società reali stornavano poi dagli utili le somme di denaro corrispondenti ai pagamenti delle fatture emesse dalla cartiera per prestazioni inesistenti ed evadere le imposte relative, oltre a permettere l’alimentazione di fondi neri di denaro liquido, formati dalle somme restituite a seguito dei bonifici.

 

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