Il convegno, a cura di Mauro Gioielli, è inserito nel cartellone del Settembre isernino con il patrocinio del Comune di Isernia

ISERNIA. Può sembrare strano affermare che ci sia una correlazione tra il culto del dio pagano Priapo, patrono della fertilità, e quello dei Santi Medici Cosma e Damiano. Eppure tale legame è più profondo di quanto si pensi. Lo ha spiegato, nella sala consiliare di Palazzo San Francesco a Isernia, lo studioso Mauro Gioielli all’interno della conferenza ‘Tutta la verità sul culto di Priapo: aspetti della religiosità popolare isernina nel Settecento’, evento inserito nel cartellone del Settembre isernino e promosso dal Comune di Isernia nella persona dell’assessore alla cultura Eugenio Kniahynicki.

Tutto parte da una scoperta fatta da William Hamilton, archeologo, diplomatico, vulcanologo e antiquario britannico: attorno al 1780, egli si trovava a Napoli per studiare il Vesuvio e lì ricevette una lettera anonima che descriveva la festa dei Santi Medici a Isernia. Ne scrisse all’amico e studioso Joseph Banks – membro della Royal Society – per evidenziare il legame, che si evinceva da questi ritrovamenti, tra la religiosità popolare della città e l’antico culto di Priapo. La missiva ricevuta da Hamilton venne perfino letta al Parlamento inglese. La scoperta ebbe una risonanza straordinaria in Inghilterra e in tutta Europa, e l’autore inglese Knight scrisse e pubblicò un intero libro sull’argomento anche rischiando diverse censure a causa della sua scabrosità. Diverse però sono le incongruenze di questa fonte, a partire dal suo essere anonima per finire poi con lo stile di scrittura, che sembrerebbero qualificarla come un falso storico.

Isernia, l’eremo dei Santi Cosma e Damiano e i suoi splendidi affreschi divennero l’oggetto di studio di diversi eruditi inglesi. La chiesa sembrerebbe essere antichissima – il Ciarlanti, grande studioso dei Santi Medici e dei loro miracoli, ne colloca la fondazione addirittura nel 1130, ma potrebbe trattarsi di un errore dello stampatore del suo libro – e antiche le reliquie, che qui giunsero nel 1602. La curiosità degli studiosi si concentra anche sull’aspetto più popolare della festa, vale a dire la fiera: se ne trova menzione fin dal 1400 in diversi testi dell’epoca. Risalgono invece al 1780 i primi ‘ex voto’ fallici rinvenuti al santuario, illustrati in diversi studi, che si ricollegano all’arte medica dei Santi, guaritori di ogni male quindi anche della fertilità. Nella lettera di Hamilton si fa menzione di come, nel Settecento, le donne sterili giungessero all’eremo fin da Scanno per godere della benedizione dei Santi e guarire, tornando addirittura a casa incinte dopo aver lì passato la notte. Fino al 1976 circa si ritrovano ‘ex voto’ sia a simbolo di uteri che fallici, ma già nei primi anni Ottanta questi scompaiono: sono abbondanti invece le rappresentazioni di altri organi umani come gambe, polmoni, braccia ed altri, proprio ad invocare la potenza guaritrice dei Santi medici che tutto curavano. L’ultimo ‘ex voto’ esposto che rappresenti un organo sessuale, il seno femminile, risale al 2013 e ve ne sono prove fotografiche documentate dallo stesso Gioielli.

Resta notevole come per moltissimi anni la festa dei Santi Cosma e Damiano sia stata tra le più conosciute e ‘chiacchierate’ al mondo, anche a causa di questa correlazione con i suoi aspetti più scabrosi e profani. Correlazione che negli anni è andata perduta, anche forse mascherata dal pudore e dall’oscurantismo.

Pietro Ranieri

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