spinaL’operazione di alienazione, demandata al segretario generale Antonio Russo, non appare certo delle più facili, vista la forte crisi del settore immobiliare a Isernia, con crollo dei prezzi, case e negozi sfitti e mancanza di investimenti nel settore. Considerazioni, queste, sposate in pieno dal presidente della Camera di Commercio del Molise Paolo Spina (nella foto, ndr), che a maggior ragione ha ritenuto “non più conveniente mantenere la proprietà di un immobile ormai poco dignitoso e richiedente consistenti interventi di manutenzione in base alla normativa vigente”.

Resta comunque più di una perplessità circa i reali vantaggi in termini economici per un ente che aliena una sede di proprietà per poi fittarne un’altra a beneficio di terzi. Anche perché, per effetto del Decreto legge n. 90/2014 dell’ex governo Renzi (Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari), che stabilì una netta riduzione del diritto annuale camerale a carico delle imprese, le Camere di Commercio dispongono di meno fondi e spesso presentano bilanci in rosso o quasi. Se così fosse anche per Isernia, tra qualche mese, per tagliare le spese si dovrà procedere alla chiusura dei centri di costo, con il probabile recesso dalla locazione. E, in tal caso, tornerebbe ad aleggiare lo spettro della chiusura della sede pentra, con il trasferimento del personale a Campobasso e, se tutto va bene, il mantenimento di un semplice sportello a Isernia.

Insomma, la preoccupazione tra dipendenti e piccole e medie imprese è la solita: ammesso che la sede di corso Risorgimento venga realmente venduta, il passo successivo al trasloco potrebbe essere quello della chiusura definitiva, con conseguente accorpamento di tutti i servizi a Campobasso. Una vecchia idea che già circolava nel 2016 quando, dopo l’unificazione delle due Camere, nonostante si parlasse di una mera unificazione di governance, la sede isernina iniziò a subire un depauperamento di attività e di servizi a vantaggio della base centrale, con conseguente accentramento di poteri e funzioni presso Campobasso. Il paventato rischio chiusura fece scattare una mobilitazione sindacale e la presa di posizione, netta e trasversale, anche del Consiglio comunale di Isernia e di altri rappresentanti della politica locale, affinché nulla fosse tolto ulteriormente al territorio. Far venire meno la Camcom a Isernia, infatti, sarebbe stato visto come un’aggressione all’autonomia provinciale del capoluogo.

Un film già visto, insomma, che a distanza di due anni si ripropone con tutti i dubbi connessi. La prospettiva più temuta è quella di vedere Isernia smantellata pezzo per pezzo di tutti i servizi essenziali, ridotta di conseguenza ad un’appendice del capoluogo di regione con l’utenza locale penalizzata pur pagando per avere tali servizi sul proprio territorio. Da statuto, tuttavia, l’ente camerale del Molise deve avere due sedi, una a Campobasso e una secondaria, appunto, nel capoluogo pentro. Dunque, potrebbe essere un falso allarme. Ma meglio non lasciare nulla al caso.

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