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La copia forense digitale: come può cambiare le sorti di un’indagine

L’ I-Forensics team: cristallizzare il contenuto di uno smartphone o di qualsiasi device è possibile e può risultare fondamentale per la polizia giudiziaria


L’informatica forense, nell’articolata e complessa società iperconnessa odierna, è diventata sempre più preminente nella pratica investigativa quotidiana, ordinaria e straordinaria. Grazie all’uso di tecniche e pratiche specifiche, gli esperti periti possono – collaborando con le forze dell’ordine – effettuare una vera e propria ‘tac’ di qualsiasi dispositivo digitale, che sia un computer, uno smartphone, un tablet o perfino il navigatore di un’auto.

Questa procedura viene definita ‘copia forense’, ed è a tutti gli effetti un fermo immagine bit per bit della memoria del dispositivo in oggetto. Un’analisi tecnica e scientifica che consente di risalire a qualsiasi tipo di dato registrato, conservato, immesso e perfino cancellato. Viene in qualche modo ‘cristallizzato’ lo stato fisico e virtuale ad esempio di uno smartphone, in modo da poterne verificare dati e metadati – che possono, per esempio, dirci se un’immagine è stata scattata da quel device specifico o se è stata ricevuta tramite servizi di messaggistica. La copia forense consente ai periti di estrapolare le informazioni necessarie agli inquirenti per le indagini, informazioni che incrociate con tutti i dati in possesso possono essere determinanti per la risoluzione di un caso.

L’importanza della procedura è chiara se consideriamo che un semplice screenshot, o una foto potenzialmente incriminante, o il backup dei dati, può perdere qualsiasi validità probatoria se non debitamente documentato e certificato da un perito autorizzato e nominato dal giudice. Di qui, la necessità di conoscere l’esistenza della copia forense, con le pratiche e le modalità giuste affinché tutto si svolga nel migliore dei modi. Ricordiamo che si parla di procedure codificate e riconosciute a livello internazionale, che consentono un accesso ai dati quanto più possibile veritiero, fedele e privo di sofisticazioni.

Anzitutto, è opportuno che siano a conoscenza di questa possibilità i privati cittadini. Sapere che esiste una procedura in grado di ‘fotografare’ lo stato di un qualsiasi dispositivo e provare l’autenticità di tutti i dati in esso contenuto è un’importante forma di tutela. A un secondo livello, è opportuno che ne siano a conoscenza gli operatori di polizia giudiziaria, che a questo punto potranno e dovranno mettere in atto tutta una serie di procedure coerenti atte a preservare l’integrità di eventuali dispositivi elettronici da danni: di certo, è raro che in una regione come il Molise possa nascondersi un hacker di livello internazionale che nasconda nei suoi hard drive strumenti in grado di ‘smagnetizzare’ le memorie con conseguente perdita definitiva dei dati, ma prevenire – o meglio, allinearsi a certe pratiche ormai d’uso nella polizia giudiziaria nazionale ed internazionale – è meglio che curare.

E infine, è una conoscenza necessaria per avvocati e giudici. Avvalersi dell’ausilio di esperti di informatica forense che, con le giuste tecniche e i giusti strumenti, possono fornire contributi determinanti allo sviluppo delle indagini può essere fondamentale per l’andamento corretto dell’iter investigativo e garantisce la scientificità e professionalità del lavoro d’analisi anche in sede dibattimentale.

Gli esperti del team I-Forensics di Isernia sono a disposizione per rispondere alle tue domande in materia di sicurezza informatica: scrivici sulla nostra pagina Facebook.

 

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Pietro

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