Quindi la rete Sprar, in Molise, rappresenta una “realtà consolidata che riesce a garantire un’accoglienza sostenibile, controllata e gestita con professionalità e quindi punto di riferimento sul territorio per tutte le azioni a beneficio dei cittadini stranieri più vulnerabili”.

Una impostazione che non è riuscita a frenare fenomeni di chiusura, reazioni negative tra l’opinione pubblica e anche tra alcune amministrazioni: fenomeni spesso indotti, come spiegano bene Cancellario e Lombardi, “da orientamenti culturali e politici mediati da canali di comunicazione e da forze politiche nazionali”.

Manifestazioni sporadiche di dissenso, quindi. In questo contesto, oggi, si inserisce la proposta di conferire la cittadinanza onoraria al sindaco di Riace, argomento sul quale dovrà esprimersi la Quarta commissione consiliare del Comune di Campobasso.

“In questo momento servono i simboli – dice il professor Lombardi prima della conferenza stampa di presentazione del dossier – ma serve anche e soprattutto consolidare le esperienze al di là dei messaggi.

Riace è una buona esperienza ma non è l’unica. Gode di un’attenzione mediatica forte ma ci sono tante realtà simili se non migliori. Come ad esempio il ‘modello Castel del Giudice’ che è una esperienza meno clamorosa ma molto legata allo sviluppo del territorio che soffre perché deprivato dalla popolazione”.

A Castel del Giudice, piccolo comune dell’hinterland isernino, che diventa un modello di accoglienza grazie alla visione del primo cittadino, Lino Gentile, si favorisce l’integrazione attraverso il lavoro, progettualità condivise, esperienze da fare insieme per raggiungere l’obiettivo e si pone un freno allo spopolamento perché si collegano gli stranieri a progetti di sviluppo. E i progetti messi in campo confermano che è possibile convivere, senza barriere e preclusioni.

“La proposta di conferire la cittadinanza onoraria a Mimmo Lucano – continua ancora il professor Lombardi – va bene ma bisogna lavorare concretamente per favorire l’integrazione pensando ad un particolare: loro sono più utili a noi”. E’ lo spopolamento lo spettro da cui difendersi, in pratica. E la presenza di nuovi residenti, nei piccoli paesi sperduti della nostra regione, rappresenta un supporto all’economia, alla crescita demografica. I dati sulla rete degli Sprar rappresentano segnali positivi – continua ancora –; è l’unico vero modello perché ha dimensioni più limitate e quindi è più comprensibile e socialmente accettabile dalle comunità molisane che sono accoglienti perché da 20 anni si confrontano con l’immigrazione. Mi preoccupa la fase politica e quella istituzionale: questo testardo atteggiamento verso la parte organizzativa degli Sprar più che verso l’iniziativa giudiziaria che ha coinvolto Lucano. Le osservazioni del Ministero per chiudere lo Sprar di Riace non sono un buon viatico per tutti le altre strutture che non godono dello stesso clamore mediatico, come faranno i nostri piccoli Sprar a difendersi? La stretta è stata già anticipata con circolare, sta per diventare norma e il rischio di svuotamento di una esperienza positiva è altissimo”.

 

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