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Terremoto, Petraroia: “Si valuti la richiesta dello stato di emergenza”

Il presidente onorario dell’Auser invita all’unità e sollecita interventi da parte del Governo. Il commento dell’europarlamentare Aldo Patriciello: “Basta aspettare, bisogna investire in prevenzione”


CAMPOBASSO. Intensificare i controlli su strutture e infrastrutture, valutando la possibilità di chiedere il riconoscimento dello stato di emergenza. Questa in sintesi la richiesta del presidente onorario dell’Auser Michele Petraroia a seguito della violenta scossa sismica che ha interessato il Molise.

“Al cospetto di un pericolo incombente è indispensabile unire le forze e porsi al servizio dei cittadini – afferma -, valutando sul piano tecnico-normativo la sussistenza o meno dei requisiti per il riconoscimento dello stato d’emergenza ai sensi della legge quadro nazionale. Inoltre, tenuto conto che l’epicentro del sisma non dista molto dalla Diga del Liscione, nel mentre sarà giusto e necessario completare la verifica sull’invaso artificiale, bisognerà agire con la massima celerità per migliorare il sistema viario alternativo alla Bifernina al fine di limitare le difficoltà nei collegamenti tra l’entroterra e la fascia costiera”.

Sulla questione è intervenuto anche l’europarlamentare Aldo Patriciello evidenziando l’importanza di investire nella prevenzione. “Quanto avvenuto in queste ore – afferma Patriciello – ci deve far riflettere in maniera seria e doverosa sulla necessità non procrastinare ulteriormente un piano straordinario capace di mettere in sicurezza il patrimonio edilizio pubblico e privato che caratterizza i tanti borghi della nostra Regione che, come tristemente noto, ricade in un’area caratterizzata da sismicità significativa.

Pur sollevati dal fatto che lo sciame sismico di questi giorni non abbia arrecato danni significativi a cose e persone – continua l’eurodeputato azzurro – non posso non sottoscrivere pienamente il grido di allarme lanciato dal presidente Toma rispetto alla necessità di misure eccezionali in ambito infrastrutturale capaci di consolidare un patrimonio immobiliare vetusto e vulnerabile inadatto a resistere alle sollecitazioni sismiche e lontano dai requisiti di antisismicità previsti dalle nuove normative. Si tratta ovviamente di un’esigenza che riguarda il nostro territorio, ma che va estesa a tutto il Paese se consideriamo che studi recenti del Consiglio Nazionale Ingegneri evidenziano come oltre 21,5 milioni di persone abitino in aree del Paese esposte a rischio sismico molto o abbastanza elevato (zone 1 e 2) e altri 19 milioni risiedano, invece, nei comuni classificati in zna 3”.

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Deborah

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