La riflessione dell’esponente di Liberi e Uguali sulla situazione internazionale e le prospettive del voto del 4 marzo
CAMPOBASSO. Le stime sulla distribuzione della ricchezza mondiale pubblicate da centri studi internazionali, in parallelo con l’avvio del vertice di Davos, confermano che l’1% delle persone detiene il controllo sostanziale del mondo, dispone del futuro dell’umanità, nomina e revoca i Governi, definisce i trattati bancari e commerciali, tutela i propri patrimoni tramite i paradisi fiscali, e ritiene superato il ruolo di intermediazione del consenso svolto dalla democrazia attraverso istituzioni elettive, partiti, organismi intergovernativi, associazioni, leggi nazionali, regolamentazioni o organi giudiziari.
E’ quello che ha evidenziato l’esponente di Liberi e uguali Michele Petraroia. “Il surplus di ricchezza creata – afferma il consigliere regionale – finisce quasi esclusivamente nelle tasche dell’1% degli ultraricchi, impoverendo il restante 99%. Quindi non solo l’economia genera mostruosità attraverso ricchezza accumulata fabbricando armi, distruggendo il pianeta e negando diritti umani a miliardi di persone, ma il ricavato non determina una redistribuzione di opportunità, di beni essenziali, di libertà e di progresso sociale”.
Da qui, afferma Petraroia, la necessità di un progetto alternativo, “in un momento in cui cresce la risposta eversiva con derive autoritarie, in cui i ceti popolari affidano ad un uomo forte la funzione di tenere a bada i potentati economici, ma in realtà come è accaduto con Trump in America o con Berlusconi in Italia, spesso l’uomo forte è espressione di quell’1% di persone ricche che già comandano tutto”.
“Alle paure che spingono i giovani, gli operai e le fasce più povere, verso movimenti neofascisti che alzano proclami contro le multinazionali – rimarca ancora – si contrappongono grosse coalizioni moderate che dalla Germania alla Francia e all’Italia aggregano le forze politiche allineate alle indicazioni macroeconomiche della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e di tecnocrazie a cui è demandata la difesa dello status-quo”.
Un contesto nel quale, afferma ancora Petraroia, si collocano le Elezioni Politiche del 4 marzo. “Ma collocarsi a sinistra in Italia – conclude Petraroia – non ha senso se non si ricostruisce una sinistra nel mondo. Questa è la sfida del 4 marzo che si proietta su un orizzonte di indispensabile utopia non dissimile da chi nella storia non si è mai riconosciuto nella legge della giungla ed ha provato ad organizzare un modello sociale con la persona al centro di ogni attenzione. Questa è la sinistra che serve e che bisogna ricostruire ovunque perché non c’è più”.
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