L’idea dell’assessore per una più equa rappresentanza del territorio della provincia di Isernia: sì a due collegi e via il listino


CAMPOBASSO-ISERNIA. Via il listino, via il voto incrociato e largo al riequilibrio territoriale in favore della provincia di Isernia, con il Molise elettoralmente suddiviso in due collegi. Prende posizione, Carlo Veneziale, in materia di legge elettorale regionale. L’assessore alle Attività Produttive non si nasconde, dicendosi assolutamente a favore di alcuni correttivi all’attuale legge elettorale, che aboliscano la presenza del listino maggioritario e la possibilità di esprimere per l’elettore un voto disgiunto, e che prevedano altresì la presenza nelle liste elettorali di un’equa rappresentanza tra i due generi e una rappresentanza dei territori in Consiglio regionale proporzionale al numero di abitanti degli stessi.

Un’idea condivisa in toto dal governo regionale, dichiara l’assessore isernino, in primis dal presidente Paolo Frattura, che ha assunto in proposito un impegno formale basato su una distribuzione dei seggi assegnati sul territorio che tenga presente la correlazione tra il numero degli abitanti delle circoscrizioni elettorali e i componenti che quei territori avranno in seno al Consiglio regionale.

VIA IL VOTO INCROCIATO. Molto discussa l’eventuale eliminazione del voto disgiunto, da molti considerato un elemento che garantisce la democrazia. Ma Veneziale non ha dubbi: “C’è chi, come me, ritiene ci debba essere una diretta connessione tra l’espressione della preferenza per il candidato governatore e per un consigliere che sin dall’inizio fa parte della coalizione che sostiene quel governatore. Al contrario, la possibilità di intervenire attraverso un voto diverso per il candidato consigliere, determina la formazione di maggioranze che non sempre sono proporzionali e per questo deve intervenire il premio di maggioranza, che però noi elimineremmo – spiega – attraverso l’abolizione del listino. Quindi lasciare solo il voto disgiunto senza introdurre un meccanismo di premio di maggioranza potrebbe creare distorsioni nella composizione del Consiglio. Inoltre, per l’elezione di un organo di vertice, a differenza di quanto avviene per il sindaco, l’impossibilita di dare una preferenza diversa per la coalizione e per il presidente è anche un segno di coerenza nei confronti dell’elettore, che oltre al consigliere e al presidente vota un programma con cui la coalizione si candida, condividendone i contenuti”.

I TEMPI. Ma  considerando l’avvicinarsi dell’estate, davvero si riuscirà a portare in aula la legge elettorale? “Non vedo rischi – taglia corto l’assessore – Il Consiglio regionale ha a disposizione ancora diverse sedute che saranno precedute da riunioni di maggioranza o riunioni più allargate. Di conseguenza credo che i tempi legislativi strettamente connessi alle sedute dell’assise saranno sicuramente coerenti, perché trattandosi di una legge di sistema è molto probabile che si arrivi alla discussione con una precondivisione molto alta”.

QUALE PROPOSTA. Tre, finora, le proposte di legge elettorale depositate: una, targata Vincenzo Niro, che vedrebbe l’intero territorio molisano suddiviso in un unico collegio circoscrizionale; un’altra, portata avanti da Vincenzo Cotugno, fondata su due collegi; infine la terza, a firma di Massimiliano Scarabeo, Francesco Totaro e Nunzia Lattanzio, che invece prevede tre collegi. Su quale possa essere la base migliore di partenza, Veneziale ha pochi dubbi: “Ritengo che la sintesi migliore possa essere quella che preveda due collegi che coincidano con quelle che sono le attuali province, rimaste in essere dopo che gli italiani si sono espressi in tal senso al referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. Quanto all’introduzione di un terzo collegio, dividendo in due la provincia di Campobasso, ritengo sia un’ipotesi assolutamente percorribile, ma che dev’essere ancora oggetto di dibattito all’interno di coloro che dovranno poi votare questa legge”.

LA ‘SOSPENSIONE’. L’assessore si dice apertamente favorevole anche all’istituto della ‘sospensione’, già previsto da altre regioni, che prevede – qualora il consigliere regionale eletto venga chiamato a far parte della giunta per svolgere il ruolo di assessore – una temporanea sospensione dalla propria funzione e la sostituzione, in Consiglio, temporaneamente, da parte del primo dei non eletti. Se l’incarico assessorile dura per l’intero arco della legislatura, lo stesso discorso vale anche per la sospensione. Qualora invece l’incarico assessorile, per qualsiasi motivo, dovesse venir meno, il designato a tale ruolo tornerebbe a svolgere la funzione di consigliere regionale, e colui che lo ha sostituito verrebbe a decadere. “Questa introduzione – argomenta Veneziale – consentirebbe innanzitutto un più agile lavoro delle commissioni, che potrebbero lavorare oggi a pieno regime senza necessità che gli assessori e il  presidente vengano sostituiti da altri consiglieri, snellendo e avvantaggiando notevolmente il lavoro di questi organi. Inoltre, questo potrebbe essere uno strumento che consentirebbe tanto ai consiglieri che agli assessori di dare un maggiore contributo in termini di esperienza”.

C’è tuttavia il problema dell’aggravio dei costi: un tema che riguarda anche gli assessori esterni, come lo stesso Veneziale. “Come ho avuto più volte modo di dire – chiosa l’assessore – l’entità dell’indennità che ciascuno di noi percepisce andrebbe commisurata sulla qualità del lavoro. Sarei perciò favorevole a introdurre un sistema che preveda una valutazione step by step dei risultati prodotti rispetto all’indennità percepita, qualora questo fosse possibile”.

Pasquale Bartolomeo