Continua a far discutere l’installazione del dispositivo lungo la Statale 85. L’intervista al deputato di Forza Italia Simone Baldelli


MACCHIA D’ISERNIA. Finisce ancora una volta in cronaca nazionale l’autovelox di Macchia d’Isernia. Questa volta ad occuparsene è il settimanale ‘Oggi’, che sul numero in edicola il 18 maggio scorso ha realizzato un’inchiesta sui dispositivi per il rilevamento della velocità in Italia, definendoli ‘trappole per fare soldi’.

A puntare il dito contro le macchinette è il deputato di Forza Italia Simone Baldelli. “E’ un dato di fatto – afferma – che la stragrande maggioranza dei Comuni italiani li utilizzi non per garantire sicurezza sulle strade come impone la legge, ma semplicemente per fare cassa. Troppo spesso le multe diventano uno strumento alternativo alle odiose addizionali Irpef”.

Poi i dati. Secondo quanto rilevato dal centro studi e ricerche sociologiche Krls Network of Business Ethics, negli ultimi tre anni in Italia i proventi delle multe stradali sono aumentati del 956%. “Mentre secondo altre stime – si legge nell’articolo di ‘Oggi’ – gli autovelox fissi piazzati oggi sulle strade statali, provinciali e comunali sarebbero 1524: uno ogni 96 chilometri”.

In particolare, la macchinetta rilevatrice di velocità di Macchia d’Isernia viene descritta dal sindacalista Fiadel Feliciantonio di Schiavi come “nascosta dal guard rail, su un tratto stradale dove non si sono mai verificati incidenti – scrive ‘Oggi’ –  Quel tratto di Provinciale attraversa il centro urbano e, secondo legge, lì si può piazzare solo un rilevatore di velocità mobile, con i vili urbani, e non un fisso, senza vigili”.