L’analisi della sindacalista in occasione della giornata dedicata ai lavoratori: “La ripresa sempre annunciata tarda ad arrivare e gli strumenti, che pure sembrano esserci, non vengono ancora resi operativi”


CAMPOBASSO. Primo maggio? “Da noi c’è poco da festeggiare”. Questa in sintesi l’analisi della segretaria generale della Uil Molise Tecla Boccardo, che interviene in merito alla situazione occupazionale in regione. “Festa dei Lavoratori, ma proprio di tutti – afferma -: di quelli che un’occupazione ce l’hanno, di quelli che l’hanno persa e ne cercano un’altra tirando avanti con ammortizzatori sociali che fra poco finiscono, di quelli che lavorano in nero o sottopagati, di coloro che hanno lavorato una vita e di coloro che hanno una vita davanti ed il lavoro lo devono cercare emigrando. Il lavoro, fonte di benessere per le famiglie ma anche valore che dà dignità alla persona.” Le parole di Tecla Boccardo fanno l’eco a quelle di Papa Francesco pronunciate a Campobasso pochi anni fa. “Peccato che di lavoro da noi ce n’è poco, che la ripresa sempre annunciata tarda ad arrivare, che gli strumenti – che pure sembrano esserci – non vengono ancora resi operativi”.

Per la sindacalista “Nonostante qualche timido dato positivo (qualche occupato in più, meno cassa integrazione, finalmente una seria prospettiva per la filiera agricola, opportunità dall’area di crisi complessa e nell’area di crisi non complessa, le esportazioni che tirano, qualche stabilizzazione nella scuola, i primi bandi di assunzione nella sanità) anche questo non è un buon primo maggio per i lavoratori molisani: sparita la protezione civile e quasi del tutto la formazione professionale, lavoratori dei Centri per l’Impiego a spasso, le Provincie sull’orlo del fallimento, i dipendenti delle partecipate regionali senza una solida prospettiva, il commercio che langue, molte idee per il turismo ma tutte sulla carta, Zuccherificio non pervenuto, lavoratori nell’edilizia dimezzati, dipendenti pubblici e non solo loro in attesa da anni di vedersi rinnovato il contratto, in agricoltura ancora troppo lavoro in nero e instabile, disoccupazione giovanile spaventosa e sempre più emigrazione intellettuale, pensioni da anni di contributi da lavoro versati sempre magre e insufficienti, piccole aziende che chiudono, fabbriche un poco più grandi – quelle poche che ci sono – che tirano avanti fra incertezze e attese”.

Poi un appello finale: “Occorre accelerare nella messa in operatività degli strumenti che accompagnino la ripresa, serve un impegno collettivo che abbia al centro il lavoro, è necessario superare divisioni e i bei momenti di confronto politico e sociale per fare, invece, ripartire il Molise. Coloro che pensano che la nostra regione può sopravvivere solo aggregandosi all’Abruzzo restino invece qua, gli imprenditori riscoprano la loro vocazione di produttori di ricchezza non solo per sé ma per tutta la collettività, i politici e gli amministratori pensino meno alle loro beghe interne e si concentrino sulle necessità dei cittadini. I lavoratori, ed i Sindacati che li organizzano, abbiano il coraggio di dire con noi, ancora una volta, che servono investimenti pubblici e privati, che la pubblica amministrazione è occasione di lavoro ma anche motore dello sviluppo, che occorre riscoprire la grande potenzialità del lavoro delle donne, che è necessario dare una prospettiva di occupazione ai nostri giovani. Se ci mettiamo tutti di buzzo buono – conclude Boccardo -, se ognuno fa la propria parte, se il lavoro torna al centro dell’agenda politica e dell’impegno nel sociale, il primo maggio dell’anno prossimo avremo qualcosa di più e di meglio da festeggiare con i lavoratori molisani”.