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Egam, Frattura: “L’acqua resta un bene pubblico. Referendum non ammissibile”

Lo ha affermato il governatore, in una conferenza stampa con l’assessore Nagni e il consigliere Ciocca, convocata per rassicurare i cittadini contro il rischio di aumento delle tariffe e replicare alle contestazioni dell’ultimo periodo. Quindi il passaggio politico, sulla maggioranza che per il presidente c’è ancora e sarà testata con l’arrivo in aula della nuova legge elettorale


CAMPOBASSO. “L’acqua è e resta un bene pubblico, la legge che abbiamo appena approvato lo ribadisce. Da nessuna parte si parla di privatizzazione del servizio idrico”.

Parole finalizzate a rassicurare i cittadini, preoccupati per l’aumento delle tariffe e a replicare alle contestazioni politiche, provenienti anche da una parte della maggioranza, quelle pronunciate oggi dal governatore del Molise Paolo di Laura Frattura, in una conferenza stampa tenuta con l’assessore ai lavori pubblici Pierpaolo Nagni e il relatore della legge istitutiva dell’Egam Salvatore Ciocca. Che più volte hanno pronunciato la parola “strumentalizzazione” parlando delle polemiche dell’ultimo periodo. Visto che, a loro avviso, il rischio di privatizzazione dell’acqua non si corre. La forma di gestione la decideranno i Comuni che entreranno a far parte dell’Egam. Con il soggetto pubblico identificabile in Molise Acque, se da agenzia diventerà una società in house, partecipata almeno al 51%, hanno precisato.

Quanto al Referendum abrogativo, invocato dal capogruppo del Pd Massimiliano Scarabeo e dall’esponente di Mdp Francesco Totaro, secondo Frattura per questa materia e per i nessi con la legislazione nazionale e comunitaria non è previsto dallo Statuto regionale “sulla base dell’articolo 12, comma 2”.

“Vogliamo conservare la gestione pubblica del bene acqua, ma seguendo le norme – ha affermato Nagni – se non avessimo approvato la legge avremmo avuto un commissariamento, non della Regione ma degli enti locali. L’Egam è un baluardo contro la privatizzazione dell’acqua – ha aggiunto l’assessore – e questo voglio dirlo soprattutto ai sindaci che hanno contestato la legge. Oggi il prezzo dell’acqua non è uguale in tutti i comuni, si paga in media tra 0,50 e 0,80 a metro cubo, fatta eccezione per Termoli, dove il costo è di 1 euro e 20. Dovremo andare verso una tariffa unica – ha concluso Nagni – che sarà possibile solo con l’applicazione del principio della sussidiarietà. E con la riduzione degli sprechi e delle perdite lungo la condotta, ancora tra il 60 e il 70%. Ma non dobbiamo fare lotte intestine, che non tutelano i cittadini”.

E’ toccato a Ciocca ricostruire l’iter della legge, durato oltre due anni e non concluso in Commissione (la Prima e la Terza) “per un ostruzionismo strumentale”, così lo ha definito. Tanto che in aula, insieme al dispositivo, sono arrivati oltre cento emendamenti e subemendamenti. Molti presentati anche da consiglieri di maggioranza. “L’acqua resta una risorsa pubblica da non regalare. Non rinunceremo a quello che ci spetta”, ha aggiunto il consigliere, facendo riferimento ai rapporti con la Campania e con la Puglia.

Un percorso, quello che ha portato alla costituzione dell’Egam, iniziato nel 1994 con la legge Galli. Quindi i ritardi, le indicazioni arrivate dallo ‘Sblocca Italia’ e dalla Legge di stabilità 2015, l’approvazione della delibera di Giunta, l’intervento del Tar Molise che ha stabilito la competenza dell’assemblea e non del governo regionale a decidere in materia.

“Nella legge non c’è nessun passaggio sulla privatizzazione dell’acqua – ha affermato ancora Frattura – anzi abbiamo auspicato la costituzione di una società a totale capitale pubblico. Lo garantisce la presenza dei Comuni nell’Egam, così come il ruolo svolto dalla Consulta, a cui partecipano le associazioni. Quanto al rischio di aumento delle tariffe è chiaro che ci sono amministrazioni più o meno virtuose, ma con una tariffa unica si deve andare verso una rete più efficiente, con una lotta agli allacci abusivi”.

Poi il discorso politico, con la spaccatura che si è evidenziata nella maggioranza, visto che 4 consiglieri, Scarabeo, Totaro, Niro e Petraroia hanno votato no, mentre Nunzia Lattanzio si è astenuta. “Con 11 voti a 10 – ha affermato Frattura – la maggioranza c’è. La verifica la faremo a breve quando porteremo in aula altri provvedimenti, a partire dalla nuova legge elettorale. Se la maggioranza ci sarà andremo avanti, altrimenti la legislatura finirà. Il capogruppo del Pd Scarabeo non ha dichiarato di essere fuori dalla maggioranza, mentre l’ex presidente della Giunta Petraroia, ora Sinistra Italiana, ha annunciato che valuterà cosa votare e cosa no. Quanto a Niro, eletto con l’Udeur, aspetto di vedere come si collocherà nei prossimi mesi. Ma con 11 consiglieri su 21 oggi la maggioranza c’è. In democrazia succede così”.

Carmen Sepede

Carmen

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