Il palazzo che ospita la Provincia di Isernia

Da ieri sera il Molise è a rischio scomparsa. La manovra aggiuntiva varata dal Governo ieri sera ha previsto la cancellazione di 37 province al di sotto di trecentomila abitanti e, quindi, anche Isernia e Campobasso. Praticamente certa l’abolizione di quella di Isernia mentre dovrebbe rimanere quella di Campobasso perché capoluogo di Regione e perché all’ente di palazzo Magno ritornerà la provincia di Isernia superando così la soglia dei trecentomila abitanti. Per la Provincia di Isernia il provvedimento andrà in vigore al termine dell’attuale legislatura che terminerà nel 2014. Consequenzialmente dovrebbero essere riaccorpate a Campobasso tutti gli altri uffici periferici dello Stato. Per la provincia di Isernia è un vero e proprio salto nel buio a livello occupazionale e a livello di prospettive di sviluppo. Anche perché verranno accorpati, sempre in base a quanto stabilito dalla manovra anche i Comuni al di sotto dei mille abitanti che nella provincia pentra sono la quasi totalità. Su 52 comuni ne rimarrebbero a malapena una trentina. A rischio a questo punto c’è la stessa autonomia regionale. Il territorio della Provincia di Campobasso torna a corrispondere a quello della Regione. Sempre nella manovra, inoltre, è stato previsto un taglio al numero dei consiglieri regionali: passeranno dagli attuali 30 a 20. Miusra quest’ultima prevista per le Regioni che hanno un numero di abitanti inferiore al milione di abitanti (il Molise ne ha 320mila, ndr). Misura anche questa che andrà in vigore dalla nuova legislatura. In Molise, però, si vota il 16 e 17 ottobre per il rinnovo del Consiglio regionale. Che cosa accadrà, dunque, in questo caso? Probabilmente, se il decreto sarà convertito in legge prima di quella data (il termine massimo è quello di 60 giorni), cosa che probabilmente avverrà entro settembre visto il pressing delle istituzioni europee, anche il numero dei consiglieri regionali del Molise diminuirà. Insomma, la misure approvate ieri dal Governo si sono tramutate in un vero e proprio terremoto istituzionale-politico e sociale che si è abbattuto sulla nostra piccola regione chiamata ancora una volta a pagare un prezzo altissimo per far fronte alla crisi economica. Anche perché sono stati ulteriormente diminuiti anche i trasferimenti finanziari alla Regione e ai Comuni che gestiscono servizi pubblici e sociali di fondamentale importanza per il nostro territorio. Un Ferragosto davvero amaro, dunque, quello che si appresta a vivere il Molise con le lancette del tempo che, nel giro di un batter di ciglio, sono ritornate indietro di 41 anni  portandosi via, assieme ad una crisi economica inimmaginabile, anche le speranze per un futuro migliore di questa terra e di chi la abita.