HomeOcchi PuntatiAutovelox, strade come bancomat: così il comune incassa la ‘tassa’ di passaggio

Autovelox, strade come bancomat: così il comune incassa la ‘tassa’ di passaggio

La multa per eccesso di velocità è un must: in alcuni piccoli centri non compaiono introiti da infrazioni diverse


Belle le vacanze al Sud.

Ma non di rado hanno un costo supplementare: le multe per eccesso di velocità.

Magari giuridicamente sacrosante, ma comminate su percorsi “non a rischio” da Comuni per i quali la sicurezza stradale si riduce nel piazzare autovelox sulla strada extraurbana principale o secondaria dalle quali hanno la fortuna di essere lambiti.

In pratica, strade come bancomat per le casse comunali.

Vi pare la stessa storia che sentite da anni?

Sì, però adesso ci sono prove ben circostanziate: sul sito web del ministero dell’Interno sono comparsi i rendiconti dei proventi delle multe, che i Comuni erano già obbligati a trasmettere.

Non tutti lo facevano e, in ogni caso, erano carte che restavano nei cassetti ministeriali.

A novembre il decreto Infrastrutture (Decreto-legge 121/2021) ne ha imposto la pubblicazione sul web.

Il termine è scaduto il 31 maggio e stavolta quasi nessuno ha sgarrato: sono stati pochi i Comuni che non hanno inviato i dati.

Tra essi, due perle delle vacanze “caraibiche” al Sud: le limitrofe Leporano e Pulsano (Taranto), dove da cinque anni sono spuntati rilevatori fissi in quelli che, stando alla segnaletica (o a quella che come tale vorrebbe presentarsi all’occhio dei profani), sarebbero centri abitati, quindi su strade dove all’epoca era vietatissimo usare apparecchi completamente automatici.

Spulciando qua e là nel mare di dati inviati da chi si è messo in regola, si vedono moltissime cose interessanti.

Quella più «estiva» è lo «zero» che si legge negli incassi 2021 da multe diverse da quelle per eccesso di velocità in luoghi come Roseto Capo Spulico (Cosenza) e Melpignano (Lecce). Guarda caso, il loro territorio è attraversato rispettivamente dalle statali 106 Jonica e 16 Adriatica, con tratti moderni a doppia carreggiata e poco trafficati, dove tenere i 90 all’ora non è facile e negli ultimi anni sono spuntati rilevatori di velocità (anche media, a Roseto) poco visibili.

Così Melpignano ha rivitalizzato le entrate incassando 4,98 milioni (li avranno usati anche per l’organizzazione della famosa Notte della Taranta?) e Roseto 728mila euro (che si aggiungono agli incassi delle vicine Montegiordano, Rocca Imperiale, già note alle cronache, e Trebisacce).

Stando a quanto dichiarato al ministero, qui gli operatori di polizia municipale/locale non hanno visto nemmeno una cintura slacciata o un guidatore che parlava al cellulare, parcheggiava in modo vietato, si prendeva una precedenza non dovuta o commetteva qualsiasi altra infrazione stradale.

Certo, in casi come Melpignano il traffico urbano è scarso e le strade sono incredibilmente larghe rispetto alla media dei piccoli centri italiani.

Ma pare incredibile che gli operatori di polizia locale non rilevino infrazioni nemmeno quando sono chiamati a rilevare un incidente.

Eppure sono le Polizie locali ad accorrere su oltre il 60% dei sinistri in cui interviene un corpo di polizia.

Così ai più maliziosi viene da pensare che non si voglia multare il parente o l’amico: guarda caso, sulle strade comunali circolano in prevalenza cittadini del luogo, mica turisti o forestieri che viaggiano per lavoro.

Ma i numeri possono nascondere anche altre spiegazioni.

Ad esempio, può accadere che, per somma sfortuna, ci siano giudici di pace che annullano in modo seriale tutte le multe in cui non c’è di mezzo un autovelox.

Oppure ancora, che la Ragioneria comunale si sia sbagliata nell’inviare i dati al Viminale.

Storie di ordinaria indolenza meridionale?

Stesso film anche al Nord. A Colle Santa Lucia (nel Bellunese, luogo di passaggio verso il mitico passo del Pordoi) succede lo stesso: sulla strada che porta al passo Giau, c’è un rilevatore che per qualche guidatore è anch’esso mitico.

E che dire della Provincia di Brescia?

Ha una rete di misuratori di velocità anche media ma pare non avere altre forme di vigilanza su strada.

Così risulta non incassare un euro nemmeno da chi è uscito fuori strada rovinando un guard-rail (caso in cui scatta in automatico una multa di 42 euro per «danneggiamento di opere o piantagioni», articolo 15 del Codice della strada) in un incidente rilevato dalla Polizia provinciale.

Potremmo andare avanti, magari allargando lo sguardo ad altre prassi disinvolte, come quelle di Cerignola (Foggia) che abbiamo già descritto in passato.

O chiedendoci se i mutui che a Milano vengono ripagati anche con una parte dei cospicui incassi delle multe siano davvero attinenti alla sicurezza stradale.

O ricordando a noi stessi quanto è difficile trovare nelle carte degli enti locali traccia di quanto degli incassi va ai noleggiatori di rilevatori di infrazioni: per legge, i compensi devono essere certi, fissi e trasparenti, ma ci sono modi opachi per renderli di fatto commisurati al numero di multe comminate.

O andando a incrociare i dati degli incassi con quelli Istat sul numero di morti per incidenti stradali in ciascun Comune.

Ma non sarebbe giusto andare avanti a sparare sugli Enti Locali senza tenere conto che l’Italia è molto lunga e varia.

Ben diversa da come la descrivono certi politici e addetti ai lavori che sul “populismo anti-multe” hanno costruito una carriera.

Citando un mare di dati contro i sindaci di turno ma senza mai spiegare bene come risolverebbero i problemi della sicurezza stradale e del traffico se ad amministrare e dirigere fossero loro.

Così va detto che, a forza di tagli ai trasferimenti di soldi dallo Stato, non pochi Comuni non hanno risorse per tenersi a galla.

Anche se spesso anche sprechi di spesa e inefficienze della riscossione fanno la loro parte.

Va pure riconosciuto che a livello di sicurezza qualcosa è migliorato negli ultimi due decenni, come dimostrano le statistiche su incidenti e mortalità, anche se resta tantissimo da fare e molti progressi sono merito dell’evoluzione dei veicoli.

L’ultima novità è che a breve anche i corpi di polizia locale riusciranno a trasmettere in tempo reale i dati sui tanti incidenti che rilevano.

Così, se non altro, l’Italia avrà statistiche più tempestive e complete.

Inoltre non si può dimenticare che, qua e là, c’è chi fa il proprio dovere e cerca davvero di migliorare la sicurezza.

Magari con risorse scarse.

O senza avere adeguate conoscenze, come si vede soprattutto negli errori nella segnaletica, che è tanto poco credibile da non essere rispettata né ritenuta utile da troppi per far pensare che certe infrazioni siano solo colpa di chi guida.

Tutto questo ammettendo che negli organici degli enti locali ci sia davvero qualcuno: alcuni corpi di polizia locale non hanno nemmeno un operatore di polizia municipale e si affidano a collaborazioni con i Comuni vicini.

Ciò può contribuire a spiegare anche il motivo per cui le infrazioni diverse da quelle rilevate con apparecchi automatici non sono punite.

Carenze per le quali non si vede all’orizzonte un serio piano di riqualificazione e rimpolpamento degli organi di vigilanza: si punta tutto sulla tecnologia, in attesa che la guida semiautonoma e autonoma si diffondano, prima limitando e poi facendo quasi sparire le infrazioni.

Domenico Carola (Osservatorio del Codice della Strada Il Sole 24 Ore)

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